Caviglia – Distorsione/Instabilità

I traumi distorsivi della caviglia sono molto frequenti in certe attività sportive (calcio, basket, volley, tennis) ma anche in persone che non praticano attività atletiche. Nella caviglia esistono vari legamenti: quelli che maggiormente vengono danneggiati sono quelli della parte esterna alla caviglia, situati cioè vicino al malleolo laterale. Ci sono vari gradi di lesione, dal più leggero al più grave, in genere tuttavia le più recenti linee guida del trattamento concordano su una terapia conservativa cioè non chirurgica.

Si è visto che quello che occorre recuperare, una volta risolto il dolore e la tumefazione con riposo, raramente con gesso e terapia locale (ghiaccio) o generale (antinfiammatori), è quella che si chiama la propriocettiva ovvero la capacità dell’articolazione di riprendere la propria stabilità “dimenticata”. Tutto questo lavoro di far “ricordare” all’articolazione come deve muoversi ed essere stabile, comporta un lungo periodo di riabilitazione e training.

I tempi di recupero da una distorsione possono essere molto lenti, a volte occorrono 4-5 mesi a seconda dei vari casi. È estremamente importante recuperare bene la stabilità articolare dato che le recidive di infortuni nella caviglia sono molto frequenti se non viene attuato un costante lavoro di recupero della propriocettiva.

Epicondilite

Il termine indica il dolore che si presenta al gomito nella sua parte laterale. È dovuta all’infiammazione di un tendine che si origina da quella zona, il tendine del muscolo Estensore del Carpo, muscolo cioè che serve a estendere il polso. Tale azione viene effettuata, come si può immaginare, molte volte durante la giornata per cui il problema colpisce anche persone che non svolgono attività sportive, quali il tennis (viene infatti chiamato il gomito del tennista). La cura in genere all’inizio è con antinfiammatori, ghiaccio e riposo. Se ciò non è sufficiente si può ricorrere a trattamento con Ultrasuoni o Tecar. Spesso però il problema persiste e in tal caso si possono eseguire 1 o 2 infiltrazioni con pochi cc di Cortisone, spesso associato ad antidolorifico. In casi estremi di persistenza cronicizzata del dolore si arriva all’intervento chirurgico i cui risultati, tuttavia, non sono costanti.

Fascite Plantare

La fascia plantare è una formazione simile a un largo tendine che riveste la piante dal piede, inizia dal calcagno come espansione delle fibre del tendine di Achille e arriva fino alla base delle teste metatarsali, fino cioè quasi alla base delle dita. Una sua infiammazione comporta dolore e difficoltà a camminare. Le cause possono essere varie: da una tensione del tendine di Achille che gradualmente si trasmette al piede o da una contrattura della fascia stessa per attività ripetute come in certi sport o per iniziale artrosi della dita del piede che diventano meno “elastiche”. La terapia è sempre riabilitativa. Un miglioramento si può ottenere con l’uso di certe strumentazioni (Ultrasuono,Tecar,Onde d’Urto) ma non sempre ogni paziente risponde in modo uguale. Certamente utili sono trattamenti che portano a “elasticizzare” la fascia come i massaggi, lo stretching anche con l’uso di piccole palle di gomma e il release miofasciale con Foam Roller.

Lesione Muscoli Ischio Crurali

I muscoli ischio crurali sono un gruppo di tre muscoli: il Semitendinoso, il Semimembranoso e il Bicipite Femorale. Il Bicipite Femorale è quello più frequentemente soggetto a lesioni durante attività sportive. Tutti e tre i muscoli originano dal bacino e si inseriscono sulla parte posteriore della tibia, cioè sotto al ginocchio. Sono muscoli quindi che incrociano due articolazioni: l’anca e il ginocchio e funzionano come estensori dell’anca e flessori del ginocchio. Le ragioni per cui questi muscoli possono andare incontro a lesioni sono varie: debolezza, fatica accumulata, scarsa elasticità, uno squilibrio fra la forza del quadricipite e gli ischio crurali e infine una debolezza e non coordinazione dei muscoli del tronco, cioè del Core.

La lesione di questi muscoli deve essere ben diagnosticata, il metodo migliore è tramite la Risonanza Magnetica, e deve essere ben curata dato che le recidive sono frequenti. Il trattamento si è molto evoluto in questi ultimi anni grazie anche alle migliorate conoscenze della biomeccanica muscolare e alla comprensione del meccanismo della Catena Cinetica muscolare. Se un trattamento con strumentazioni quali Ultrasuoni e Tecar può contribuire al miglioramento del dolore, è essenziale che venga instaurato un protocollo di riabilitazione che proceda per fasi. Fra gli esercizi che si dovranno proporre un ruolo importante hanno quelli che riguardano i muscoli lombo pelvici.

Nella fase iniziale gli esercizi terapeutici comprenderanno per esempio:

– Carioca lento
– Ponte prono
– Ponte laterale
– Equilibrio su una gamba occhi aperti/chiusi

Nella fase successiva:

– Shuffle laterale
– Shuffel in box
– Ponte prono con rotazioni
– Hamstring inverso con rotazione (il mulino)
– Affondi con rotazione del tronco

Nella fase finale:

– Carioca veloce
– Shuffel in box
– Skipp (tipo A e tipo B)
– Hamstring inverso (il mulino) con manubri
– Affondo con rotazione e manubri
– Ripresa attività sport specifiche

Utile ripetere l’esame di RMN dopo il periodo riabilitativo, prima di riprendere l’attività sportiva.

Morbo di De Quervain

Si tratta dell’infiammazione di due tendini a livello del polso, i tendini sono quelli che servono a estendere il dito pollice. Oltre al dolore di solito è presente anche una tumefazione sul polso, dolorosa alla pressione. Per la cura inizialmente possono essere utili antiinfiammatori, ghiaccio e l’uso di un tutore che comprenda anche il pollice. Si è visto che anche il trattamento con Ultrasuoni o Tecar può essere efficace. Se il dolore persiste si possono effettuare 1 o 2 infiltrazioni con Cortisone mescolate con antidolorifico. Come rimedio definitivo, in caso di dolore continuo che non ha tratto giovamento da altre terapie, si potrà ricorrere alla chirurgia per “liberare” con una piccola incisione, i tendini compressi.

Morbo di Osgood-Schlatter

Si tratta di una situazione dove compare una tumefazione al ginocchio in sede anteriore a circa 4 dita sotto la rotula. Avviene più frequentemente in ragazzi di età fra i 10 e i 15 anni, meno frequente è nelle femmine. Con l’attività sportiva il dolore e il gonfiore aumentano. La causa è dovuta a una infiammazione di quella zona dove il tendine della rotula si attacca all’osso della tibia e quest’osso è ancora in fase di “maturazione”. È una patologia transitoria dato che una volta che l’osso ha terminato di crescere il dolore termina, potrà rimanere una tumefazione che tuttavia non darà dolore.

La cura:

– Ghiaccio (3-4 volte al giorno per 10 minuti ogni volta)
– Diminuzione o interruzione dell’attività sportiva
– Esercizi graduali di stretching del muscolo Quadricipite e dei muscoli flessori del ginocchio (gli Ischio Crurali). Utili esercizi di rinforzo del Core
– Antinfiammatori solo se il dolore è molto fastidioso
– Quando il dolore sta migliorando si possono aggiungere esercizi di rinforzo del Quadricipite
– Può aiutare il trattamento con Tecar Terapia (4-5 sedute)
– Non è previsto di bloccare il ginocchio con stecche di gesso

Come detto la malattia si risolve con il crescere del soggetto. Non si è mai dovuto ricorrere a interventi chirurgici.

Neuroma di Morton

Si tratta di una condizione di dolore alla pianta del piede causata da una degenerazione e ispessimento di un nervo che si trova nella pianta del piede fra il 3° e il 4° dito. Il dolore può essere molto acuto e a volte irradiarsi al polpaccio e alle altre dita. Migliora con il riposo. La terapia può essere inizialmente mediante l’uso di plantari che alleggeriscono la pressione del piede su quella zona, utili possono essere anche trattamenti con Ultrasuoni o Tecar. Se tuttavia il dolore persiste si dovrà ricorrere all’asportazione chirurgica della neoformazione.

Sindrome del tunnel carpale

La sindrome del Tunnel carpale (STC) detta anche “compressione del nervo mediano” è una sindrome neuropatica da compressione, causata da un aumento della pressione sul nervo Mediano che passa nel polso dentro una sorta di tunnel (il tunnel carpale) che è coperto da un legamento. Quando tale legamento diventa più spesso e infiammato questo comprime il nervo che vi scorre sotto. Il nervo porta la sensibilità al pollice, al dito indice, al medio e a parte dell’anulare. Quando il nervo è compresso determina formicolii, perdita della sensibilità e dolore su quelle dita.

Questi sintomi sono più accentuati durante la notte: il paziente si deve alzare e “scuotere” la mano per riprendere la sensibilità. Spesso il problema è a entrambi i polsi. Fattori che possono predisporre sono quelle situazioni che comportano di tenere il polso in posizione di flessione o estensione per lunghi periodi, le fratture del polso, l’artrosi, l’artrite reumatoide. Si è visto che pazienti diabetici hanno spesso questa patologia. Certamente certe attività sportive quali il ciclismo, la ginnastica artistica e il tennis, possono portare a questa sindrome dato lo stress che si crea al livello del polso.

Per risolvere questa sindrome si dovrà, quando possibile, ridurre quelle attività che stressano il polso, utile l’uso di tutori per far riposare la zona. Possono dare risultati i trattamenti con Ultrasuoni o Tecar. In casi ribelli si può ricorrere a infiltrazioni locali di Cortisone. Se tuttavia i sintomi persistono è indicato l’intervento chirurgico che dovrà “aprire” il tunnel per far meglio funzionare il nervo compresso.

Spalla congelata

Un famoso chirurgo americano di Boston all’inizio del ‘900, Enest Codman descrisse la condizione di spalla congelata come “difficile da definire, difficile da curare e difficile spiegare da cosa derivi”. Purtroppo molto non è cambiato a tutt’oggi, soprattutto per quanto riguarda il “perché” tale problema si presenti. Il termine scientifico più appropriato è di “Capsulite Adesiva” che descrive cosa avviene nella spalla che si blocca: la capsula, cioè la membrana di rivestimento della articolazione, diviene contratta e perde elasticità, con ciò la spalla perde gradualmente il suo movimento, a volte in modo marcato, impedendo al paziente di eseguire anche minimi movimenti.

Colpisce più frequentemente le donne. Non sono presenti lesioni dei tendini, anche se in certi casi il problema può insorgere dopo un trauma. Oggi sappiamo che tutto il processo si svolge in quattro fasi che lentamente evolvono, nella maggior parte dei casi il risultato finale è il ritorno al movimento normale ma può occorrere anche un anno. La cura più efficace è la riabilitazione che almeno all’inizio va eseguita, con grande pazienza, con un terapista e in seguito, dati i tempi lunghi anche da soli, ma comunque ogni giorno. In casi molto refrattari che non hanno risposto al trattamento riabilitativo si può ricorrere all’intervento chirurgico che oggi viene eseguito in artroscopia. Tuttavia anche dopo l’intervento si deve proseguire con il trattamento riabilitativo che potrà durare diversi mesi.

Sperone calcaneare

È una sindrome dolorosa che spesso, ma non sempre, si accompagna alla fascite plantare. Si tratta di una deformità artrosica del calcagno che mostra una sorta di “punta” che si forma con il tempo e che determina dolore a livello del calcagno ma che è irradiato anche a tutta la fascia plantare. La cura è innanzitutto l’uso di plantari che permettono al piede di non poggiare su quella zona, utili i trattamenti con Ultrasuoni,Tecar, Onde d’Urto, massaggi sulla fascia plantare e esercizi di stretching dato che la fascia può essere certamente contratta. Importanti sono i massaggi sul polpaccio e gli esercizi di stretching per il tendine di Achille.

Stiramento Legamento Collaterale Mediale Ginocchio

Il Legamento Collaterale Mediale (LCM) è un largo legamento che è posto nella parte interna del ginocchio, va dal femore alla tibia e contribuisce alla stabilità del ginocchio. Viene spesso “stirato” o lesionato in attività sportive quando il ginocchio per un trauma da contatto o una violenta azione “si piega all’interno”. Le lesioni possono essere di varia gravità, una lesione completa con grossa lassità deve far sospettare anche una lesione del Legamento Crociato Anteriore (LCA) che in genere dovrà essere riparata con l’intervento chirurgico.

Nel caso invece di lesione del LCM non si deve ricorrere all’intervento dato che si è visto che questo legamento ha buone capacità di cicatrizzazione, a differenza del LCA. Nella prima fase quindi sarà necessario riposo, anche con un tutore, fino a che i segni della lesione si siano risolti (dolore alla pressione e dolore alla flessione o all’estensione completa). Importante è anche nella fase di riposo non perdere il tono muscolare mediante eventualmente elettrostimolazioni del quadricipite. Una volta che il legamento si è cicatrizzato, occorrerà almeno un mese e sarà meglio eseguire un’ecografia di controllo, si dovranno iniziare gli esercizi di rinforzo e soprattutto di propriocettiva per recuperare forza e stabilità del ginocchio.

Tendinite di Achille

La tendinite a livello del tendine di Achille è causata da ripetuti episodi di microtraumi. Si pensa che ciò possa derivare da una non corretta capacità dei muscoli del polpaccio di eseguire un’efficiente contrazione eccentrica. In casi lievi si determina un’infiammazione con dolore locale sul tendine o sulle sue fibre che si sfioccano sul calcagno. In casi più accentuati o cronicizzati si creano microlesioni con formazione di noduli di tessuto necrotico/cicatriziale.

Il trattamento inizialmente può essere con esercizi graduali in eccentrica, massaggi, applicazioni di ultrasuoni, Tecar. Se tuttavia il dolore persiste si deve ricorrere a un intervento di “pulizia””delle zone necrotiche. Il recupero dopo interventi è molto lungo: 4-5 mesi di graduale progressiva riabilitazione.